Conferenza tenuta il 09.11.09. a Mainz in occasione del Congresso Nazionale del FDA (Libera Associazione degli scrittori tedeschi)
Proposte per una cultura comune nell’Euroregione Alpe-Adria
Due guerre mondiali, il sorgere ed il tramontare delle dittature e gli sviluppi dell’idea europea hanno preparato il cammino per un nuovo punto di vista su frontiere, popoli e spazi economici. La funzione degli Stati nazionali, sorti sulla base del Romanticismo, viene sempre più messa in discussione in un’Europa sempre più dedicata alla crescita comune.
Vent’anni fa sorse l’idea che regioni con interessi economici comuni potessero formare aggregazioni transfrontaliere, che sarebbero in condizione di coordinare meglio degli stati centrali le infrastrutture ed il commercio in un’area geografica determinata, non necessariamente in una nuova entità politica. In questa funzione tali aree potrebbero collaborare direttamente, come partner diretti, con le strutture dell’ UE a Bruxelles. In molti ambienti regnava anche la convinzione che si potessero integrare almeno parti dei nuovi Stati membri meglio a livello locale che a livello di Stato nazionale.
I primi tentativi in questa direzione erano di natura puramente economica e sociale, fino a che si fece strada la convinzione che un vero spirito di appartenenza ad una comunità è condizione imprescindibile per una collaborazione proficua e che un tale spirito può nascere solamente solo se i popoli degli Stati confinanti si conoscono anche a livello personale ed i loro rapporti sono costruiti più sulla fiducia che sulla sfiducia reciproca.
Il riavvicinamento di popoli, che nel passato sono stati in guerra tra loro, non può essere ordinato d’ufficio, ma si serve soprattutto della cultura. Se le arti figurative e la musica parlano un linguaggio universale, la situazione della letteratura è diversa. Prendendo esempio dall’Euroregione Alpi-Adria, che è formata da parti dell’Austria, Italia e Croazia e dall’intero territorio sloveno, sono evidenti le opportunità ed i problemi che si propongono con il cambiamento da semplice comunità di interessi allo stadio di “Euroregione dei popoli”. L’eredità comune dell’Impero Absburgico è ancora radicata negli strati profondi del pensiero archetipico dei popoli, deve però essere prima liberata dagli slogan delle dittature e dalle ferite delle guerre, non ancora del tutto cicatrizzate, per poi essere incorporata in un modello corrispondente all’attuale Unione Europea. La molteplicità delle lingue e la loro in omogenea distribuzione sono una vera sfida, che deve essere affrontata con molta buona volontà e grande impegno. In questo contesto è da sottolineare l’importanza che vengono ad assumere le minoranze linguistiche presenti sul territorio di un precedente Stato multietnico: prendersi cura dell’intermediazione linguistica e culturale tra i cittadini di Stati confinanti in una medesima regione. Per essere all’altezza di questo ruolo è auspicabile che le minoranze non perdano il cordone ombelicale che le unisce alle madrepatrie linguistiche e che non si lascino frenare da interessi politici. Il cordone ombelicale si strappa molto presto, se la letteratura di una minoranza linguistica si esaurisce nel narrare le proprie vicissitudini e non segue gli sviluppi della letteratura nella loro madrepatria- Sarebbe però pretendere troppo, se ci si attendesse da una piccola comunità quello che spesso riesce difficile a veri e propri organismi statali. Qui dovrebbe intervenire la mano pubblica con aiuti economici ed organizzativi. Nel caso di minoranze linguistiche molto sparse, questo compito dovrebbe essere delegato direttamente all’Unione Europea.