Der soziale Druck – La pressione sociale

27.09.08

Präsentation bei der Landesversammlung von „Südtiroler Freiheit“, Eppan

Es ist heute noch eine ungeklärte Frage, wie umfangreich die deutschsprachige Minderheit in Triest vor dem Ersten WK war und wie sie heute dasteht. Verdunkelungen und Fälschungen nach beiden Richtungen lassen nur Werte um 10% (1914) und <5% (2008) schätzen. Eine Minderheit unterliegt dem sozialen Druck der Mehrheit, insbesondere wenn die Mehrheit über einflussreiche Medien und beachtliche Geldmittel verfügt. Vor 1915 flossen ins damals noch österreichischen Triest üppige Gelder aus Italien, um das "nationale" Bewusstsein zu festigen und die damaligen Medien waren sehr fleißig in der Konstruktion eines Gebildes aus Halbwahrheiten, um die k.u.k. Monarchie als das Böse schlechthin erscheinen zu lassen. Dabei malten sie auch das Gespenst einer vermeintlichen Slawisierung der Stadt an die Wand und verpassten keine Gelegenheit, um die Überlegenheit der italienischen Zivilisation zu unterstreichen. Damit erreichten sie vor allem die Mittel- und Oberschicht und dort selbst viele Jugendliche nicht-italienischer Abstammung, die sich von den Versprechungen aus dem Westen ködern ließen. Der Faschismus hatte dann als Siegermacht ein leichtes Spiel, im industriellen Maßstab Umsiedlungen von richtigen Italienern nach Triest zu veranlassen und den Anschluss der Stadt an Italien mit berauschenden Melodien und einer gekonnten Ikonographie als heldenhafte Befreiung ins Bewusstsein der Einwohner zu verankern. Sämtliche deutschsprachige Institutionen, wie Kirchen, Schulen und Vereinen wurden geschlossen und so fing der Untergang der deutschsprachigen Kultur in Triest an. Die wenigen Deutschsprachigen, welche die Stadt nicht verlassen hatten, mussten gute Miene zum bösen Spiel machen und auf der Welle der Italianität mitschwimmen. Indessen war ein entscheidender Prozess in Gange gekommen, der den zweiten WK überlebt hat: Ohne eine sprachliche Verankerung, als Fremdsprache von italienischen Muttersprachlern unterrichtet, verlor die deutsche Sprache die Verbindung zu Deutschland und Österreich und wurde zu einem in deutschen Ohren fremd klingenden Esperanto. Wenn heutzutage ein deutschsprechender Triestiner nach Österreich, dann fällt er meistens als Ausländer auf, der lediglich ein vernünftiges Deutsch als Fremdsprache gelernt hat. Damit wird seine (erwünschte) italienische Identität psychologisch besiegelt. [/two_columns_one] [two_columns_one_last] 27.09.08

Presentazione presso il Congresso di Südtiroler Freiheit, Eppan

E‘ ancor oggi una questione poco chiara, quanto numerosa sia stata la minoranza di lingua tedesca a Trieste prima della prima Guerra Mondiale e quale sia la sua situazione attuale. Confusione e distorsioni in entrambe le direzioni lasciano solo supporre una cifra intorno al 10% (1914) e una <5% (2008). Una minoranza subisce la pressione sociale della maggioranza, soprattutto quando la maggioranza dispone di mass-media influenti e di notevole disponibilità economica. Prima del 1915 giungevano denari in quantità dall'Italia nell'allora austriaca Trieste allo scopo di rafforzare la coscienza "nazionale" ed i media di allora erano abilissimi nella costruzione di un edificio di mezze verità, per far apparire la Monarchia absburgica come il Male assoluto. Agitavano lo spauracchio di una slavizzazione della città e non perdevano l'occasione di far notare la superiorità della civiltà italiana. Così raggiunsero soprattutto i ceti medio-alti ed in quelli anche molti giovani d'origine non italiana, che si lasciarono convincere dalle promesse che venivano da Ovest. Come vincitore, il Fascismo ebbe gioco facile nello spostare a Trieste in massa veri Italiani e con la costruzione, accompagnata da sonore melodie, di un mito eroico sull'annessione della città all'Italia. Tutte le istituzioni di lingua tedesca, come chiese, scuole ed associazioni, furono chiuse e così iniziò il declino della cultura tedesca a Trieste. Le poche famiglie di lingua tedesca che non avevano lasciato la città, si dovettero adattare e nuotare sull'onda dell'italianità. Intanto era iniziato un processo decisivo, che è sopravissuto alla Seconda Guerra Mondiale: senza un riferimento, come lingua straniera insegnata da madrelingua italiani, la lingua tedesca perse il collegamento con la Germania e l'Austria e divenne, nella percezione dei tedeschi, un Esperanto dal suono straniero. Se oggi un triestino che parla tedesco va in Austria, allora è spesso identificato come uno straniero, che ha solo imparato il tedesco abbastanza bene, ma come lingua straniera. Così la sua identità italiana ottiene il sigillo definitivo, proprio come voluto. [/two_columns_one_last] [divider]